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Virtuale, mista, aumentata ed estesa: tutte le sfumature della realtà
Il concetto di realtà virtuale è tutto fuorché recente.
La realtà virtuale (VR) si è concretizzata nel secolo scorso ma negli ultimi vent’anni si è diversificata , evolvendosi in diverse direzioni che hanno dato vita alla realtà aumentata (AR) e alla realtà mista (MR), fino ad arrivare a coniare il termine realtà estesa (XR).
Cosa cambia? Quali sono le differenze?
Partiamo da ciò che ormai ci è sicuramente più familiare: la realtà virtuale (VR).
La VR comprende tutte le esperienze che immergono l’utente in un ambiente non fisico ma digitale. In questo caso l’ambiente può essere indipendentemente ricreato a partire da contenuti reali (come per esempio i video a 360°), contenuti generati dal computer (come nei videogiochi) o un ibrido di entrambi. Questa tipologia di realtà la possiamo sperimentare sia attraverso un semplice schermo che, in modo più immersivo, attraverso un visore HMD (head mounted device) come Oculus Rift, HTC Vive, Playstation VR o Google Cardboard.
La realtà aumentata (AR) usa un principio diverso: ci permette di visualizzare informazioni relative all’ambiente fisico che ci circonda o di vedere oggetti virtuali ambientati nello spazio fisico attraverso uno schermo o una lente.
Si tratta a tutti gli effetti della sovrapposizione di un layer o strato di contenuti generati dal computer adattato allo spazio del mondo reale; la differenza sostanziale è che il contenuto aumentato non riconosce gli oggetti fisici all’interno di tale ambiente ma soltanto i piani che lo compongono.
L’AR è esplosa nel mainstream lo scorso anno con la celeberrima App di Niantic Pokemon Go, poi ha subito un’ulteriore accelerazione con il il rilascio della suite ARKit di Apple che ha consacrato lo smartphone come device prediletto.
Rispetto ad altri device wearable di fascia alta come gli Hololens di microsoft o i Google glass, lo smartphone è ormai alla portata di tutti e permette di avere un’esperienza AR più che soddisfacente per l’utente medio.
Che questa della realtà aumentata sia la tendenza tecnologica del momento è ormai un dato di fatto, ne sono una prova i crescenti investimenti in questo campo e la nascita di nuove App come IKEA Place e Amazon ARView.
L’obiettivo di questi colossi è di utilizzare la realtà aumentata per rendere l’esperienza d’acquisto più soddisfacente, incrementando i volumi di vendita.
Basta la fotocamera sul proprio smartphone per mappare l’ambiente e piazzare i mobili digitali ovunque in una determinata stanza, il prodotto si dimensiona automaticamente per adattarsi allo spazio e può essere spostato o ruotato all’interno della vista.
Per ora i limiti della AR rimangono la bassa qualità dei rendering che ancora faticano ad emulare efficacemente la realtà e l’interazione tra oggetti virtuali e oggetti fisici che non sono riconosciuti dal device.
Proprio per andare oltre quest’ultimo limite è nata la realtà mista (MR) ovvero un tipo di realtà digitale che permette l’interazione tra oggetti generati dal computer e oggetti presenti nell’ambiente fisico. La differenza è sottile ma netta.
Immaginiamo di puntare lo smartphone, posizionare una lampada virtuale nello spazio e di porvi davanti un pannello di legno fisico; in realtà mista si vedrebbe il panello e dietro di esso la luce, ma non la lampada coperta dal pannello.
Anche qui, per ora, c’è un limite: è necessario mappare “manualmente” gli oggetti fisici per permettergli di interagire con quelli digitali.
Per raggruppare queste tecnologie d’interazione visiva tra reale e digitale ora è stato coniato il termine realtà estesa (ER).
Questo termine tuttavia non è da intendere soltanto come una semplificazione dei concetti precedenti ma come la scoperta di un territorio ancora largamente inesplorato, è il primo passo verso una crescente contaminazione tra queste tecnologie e verso nuove forme e sperimentazioni di realtà.